Quelli/e che: “se l’è davvero cercata!”

Due settimane fa sono stata spettatrice di una scena abbastanza disgustosa. All’uscita dalla discoteca, io e le mie amiche stavamo camminando verso la macchina quando sentiamo un gruppo di ragazzi dietro di noi fare dei commenti ad alta voce :

” Tu quale scegli? Quella a destra, quella in centro o l’altra?”

Risatine.

 “Mmmh, io scelgo quella in centro.”

“Va bene dai, io mi tengo le altre.”

Era buio ed eravamo sole quindi reagire non sarebbe stata la scelta più saggia, quindi abbiamo continuato a camminare- con la testa un po’ più bassa ed il passo un po’ più veloce.

In ogni caso, quest’episodio mi è rimasto dentro e ci ho riflettuto molto, anche senza volerlo. Il pensiero di esser stata valutata e scrutata come pezzo di carne esposto sul bancone del macellaio è rimasto come un sottile ronzio nella mia testa fino a quando ho realizzato che non c’è niente di trascurabile nell’essere scelta come un bene di consumo.

E soprattutto, che non è un’eccezione ma una regola.

In questi giorni sono scoppiati due scandali che riguardano il mondo femminile: lo stupro di una ragazzina brasiliana da parte di trenta uomini e le accuse di violenza domestica di Amber Heard da parte di Johnny Depp. Per i dettagli di entrambi vi rimando alle varie testate giornalistiche perchè preferirei concentrarmi sulla reazione popolare che suscitano questi eventi che sarebbe degna di una seria analisi sociologica anche se spero che vi accontenterete delle mie riflessioni.

Nella mia scaletta personale delle persone che mi spaventano di più, al secondo posto, dopo gli elettori di Donald Trump e Matteo Salvini, ci sono quelli che giustificano la violenza sulle donne. E lasciatemi essere chiara, in caso “giustificare” vi sembri troppo vago: mi riferisco a tutti quelli e quelle che valutano una persona (spoiler: anche  le donne sono persone! Benvenuti nel Ventunesimo Secolo!) e il suo valore in base alla sua apparenza o al suo patrimonio. E per essere ancora più precisi, tutte le persone che credono che un vestito scollato giustifichi lo stupro e tutti quelli che credono che i segni lasciati dalle percosse di un partner siano autoinflitte dalle vittime stesse poichè affamate di risarcimento economico.

 

Nel mio mondo ideale, una ragazzina è libera di vestirsi come meglio crede e l’ampiezza della sua scollatura non è direttamente proporzionale alla sua disponibilità. Una ragazzina non è un oggetto che viene scelto, usato e gettato via.

Nel mio mondo ideale, una donna che ha subito delle evidenti violenze da parte del proprio compagno non dev’essere accusata pubblicamente di essere una bugiarda parassita. I lividi parlano da soli e suggeriscono la necessità di aiuto, non di mortificazione. E soprattutto, essere un divo del cinema non giustifica un atteggiamento barbaro. Johnny Depp è un grande attore ma un piccolo uomo.

Nel mio mondo ideale, nessun uomo o donna ha il coraggio di giustificare una violenza con un commento come “se l’è cercata”. Uscire di casa non dovrebbe essere un pericolo, come nemmeno dovrebbe esserlo una relazione amorosa.

Nel mio mondo ideale, libertà non è sinonimo di disponibilità.

Purtroppo però, il mio mondo ideale non è che un’utopia e in questo in cui vivo la vox populi inneggia con leggerezza  allo stupro e alla violenza domestica, specialmente a danni della popolazione femminile. Lo stesso triste mondo in cui il sabato sera non sono una persona ma un oggetto che può essere scelto e scambiato, una figurina Panini, una scatola di biscotti, un soprammobile. E se fosse il contrario? E se il gioco delle parti fosse rovesciato?

 

Scommetto che nessuno avrebbe il coraggio di commentare che quest’uomo “se l’è cercata” e neanche io lo farei.

Ogni violenza è ingiustizia, che si tratti di vittime femminili o maschili.

E non c’è giustificazione che tenga.