Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì.

Quando penso allo straordinario potere delle parole mi viene in mente il termine ceropeduncolo. Per chi non lo sapesse (ma non fatevene una colpa, penso che si tratti del 98% della popolazione italiana) i ceropeduncoli sono i pezzetti di plastica posti al fondo dei lacci delle scarpe da ginnastica affinché non si disfino e si possano infilare facilmente negli occhielli. Ecco perchè, di ritorno da una settimana a New York, sono andata alla ricerca della parola perfetta per definire quella sensazione di svuotamento interiore che è la depressione post viaggio. In fondo, ho pensato, se esiste una parola per definire un oggettino insignificante come la parte finale dei lacci delle scarpe, allora esisterà per forza una parola perfetta per definire quello che sento ora (oltre un fortissimo jet-lag, s’intende).

La parola perfetta sembra essere saudade, una parola intraducibile, anzi, la settima parola più difficile da tradurre secondo i traduttori professionisti di tutto il mondo secondo la BBC (qui per l’articolo originale), con diverse accezioni ma che in generale esprime un sentimento di forte nostalgia e struggimento verso un ricordo felice che ormai appartiene al passato e, allo stesso tempo, il desiderio di riviverlo ancora. Peccato che i marinai portoghesi dopo aver creato questa parola non si siano occupati di indicare un rimedio a questo sentimento talmente forte da lasciarti confuso e disorientato per giorni.

Il mio personalissimo rimedio alla saudade sembra essere quello di rivedere le fotografie dei magnifici luoghi che ho visitato, delle opere d’arte che ho ammirato e dei posti in cui mi sono divertita dall’altra parte dell’oceano. Eccole insieme a qualche consiglio, nella speranza di essere utile al prossimo aspirante new yorker (e soprattutto per aiutarmi a matar a saudade).

Attenzione: questo post non contiene tutti i luoghi che ho visitato ma semplicemente quelli più interessanti ed originali a parer mio. Ho evitato di riproporvi le solite attrazioni turistiche come la Statua della Libertà, il Rockfeller Center, l’Empire State Building e  il ponte di Brooklyn.

Le meraviglie di Manhattan:

DSC_0101

Il One Word Trade Center  (in centro) è una costruzione straordinaria, forse il più bel grattacielo di New York (in competizione con il Chrysler Building, spettacolare e purtroppo inaccessibile ai turisti). E’ stata inaugurato da poco una parte accessibile al pubblico, l’Osservatorio, al quale si accede attraverso un ascensore velocissimo e super tecnologico. Purtroppo non ho avuto la possibilità di visitarlo ma scommetto che si tratta di un’attrazione incredibile.

DSC_1044 DSC_1051

In compenso, ho visitato il giardino vicino dove si trovano due fontane che corrispondono agli ex-basamenti delle Torri Gemelle. Cascate d’acqua si gettano verso il basso fino a raggiungere un bacino oscuro di cui non si riesce a scorgere la fine. Sulle balaustre sono incisi i nomi delle vittime, raggruppandoli secondo la loro posizione al momento dell’attentato. E’ un monumento straordinario, mi ha coperto la pelle di brividi.

Un’altra destinazione imperdibile sono i due musei principali di Manhattan, il Metropolitan e il MoMa. Mentre il secondo si concentra sull’arte moderna e sulle installazioni di artisti contemporanei, il primo è una piccola Babele che conserva non solo quadri ma reperti storici spettacolari ed esposizioni a tema. Le due esposizioni più interessanti che ho visitato sono state China: Through the Looking Glass al Metropolitan e Andy Warhol: Campbell’s Soup Cans and Other Works, 1953–1967 al MoMa.

La prima in particolare mi è piaciuta tantissimo: suggestiva e coreografica, alternava vestiti tradizionali cinesi alle rivisitazioni dell’alta moda contemporanea, l’ambientazione caratteristica dei templi in legno intarsiato ed enormi schermate dove venivano proiettati giochi di luce e spezzoni di film riguardanti geishe e samurai. Inoltre, è gigantesca (occupa diverse stanze su due piani) ed è aperta fino al 6 Agosto. Se fate un salto a New York, andate a dare un’occhiata e giuro che non ve ne pentirete.

DSC_0907  DSC_0911

 

DSC_0932  DSC_0936

 

La mostra su Andy Warhol non è molto grande, abbastanza interessante ma non mi ha di certo colpito come quella del Metropolitan. Almeno ho avuto l’occasione di vedere le famosissime Marylin colorate e alcuni interessanti lavori giovanili.

DSC_0006

 

DSC_0005

Ed ecco uno dei miei posti preferiti in assoluto: la High Line, una vecchia ferrovia trasformata in piccolo parco sospeso nel bel mezzo del quartiere di Chelsea. Anche conosciuta come West Side Line, fu costruita intorno agli anni ’30 del Novecento e veniva utilizzata per trasportare cibo, soprattutto carne proveniente dal Meatpacking District ( un quartiere che oggi ospita le boutique di alta moda ed un nuovo museo, il Whitney Museum of American Art, ma che un tempo si dedicava alla lavorazione della carne, arrivando negli anni’60/’70 ad essere uno dei peggiori quartieri di Manhattan per la presenza di promiscui nightclub e diversi giri di prostituzione), al resto della parte occidentale di Manhattan. Fu abbandonata nel 1980 quando camion e furgoni sostituirono i treni nella distribuzione delle merci e fortunatamente nel 1999 the Friends of  High Line, un’organizzazione di residenti della zona, decise di salvarla dal degrado e trasformarla in un meraviglioso parco urbano. Grazie a quest’opera di ”riqualificazione” del tratto ferroviario, questo piccolo spazio verde ha acquisito  un’atmosfera magica poichè unisce la tranquillità della natura con la frenesia della città.

DSC_0093

DSC_0090  DSC_0091 DSC_0092

L’area verde più famosa di New York rimane il famosissimo Central Park, enorme e straordinariamente pulito. Sdraiarsi su un prato è come entrare in una bolla di sapone, un mondo parallelo e fantastico dove anche i runners sorridono dopo una corsa di millemila chilometri e inciampare in sgradevoli e odorosi ricordini di cane non è ammissibile. (Tra l’altro, gli unici animaletti scontrosi sono proprio gli scoiattoli, i legittimi abitanti del parco che zompettano indisturbati qua e là ma che esibiscono uno sguardo feroce se cerchi di avvicinarti. Provare per credere.)

DSC_0715

DSC_0724

 

DSC_0727

Me lo immagino nella stessa posizione che confabula con un suo amichetto come Mignolo e il Prof.                                                                                                               ”Mignolo: Cosa facciamo questa sera, Prof?                                                                      Prof.: Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo. Tentare di conquistare il mondo!”

 

Tre indirizzi per i malati di shopping:

Avete presente la bacheche di Pinterest che si occupano di decorazione d’interni o di moda? Ecco, entrare da Anthropologie è come fare un giro virtuale in queste raccolte – solo che è tutto vero e straordinariamente bello. Dalle tazze per la colazione ai sandali, dai vestiti alla cancelleria, questa catena di negozi che si contraddistinguono per il gusto e la raffinatezza dei prodotti (senza essere in alcun modo pacchiano o eccessivamente ricercato) ed anche per essere la causa dell’indebitamento della maggior parte della clientela femminile. E’ valido anche entrare per dare solo una sbirciatina – e poi piangere lacrime amare fuori .

P.S. : le immagini sono prese dal sito ufficiale del negozio.

ant 1  ant 3 ant 4  ant

 

Un’altra destinazione fondamentale è Brooklyn Industries, catena di negozi d’abbigliamento particolarmente giovanile che, a dispetto del nome, ha sedi sia a Brooklyn che a Manhattan. Qui il pezzo forte a mio parere sono le t-shirt di design, simpatiche ed originali. Molto belli (ma costosissimi) gli accessori, specialmente quelli in pelle ”vegana”.

b3  b4 bi1  bi

(Foto direttamente dal sito ufficiale)

Ma parliamo di cose serie, ovvero dei libri. La Mecca dei lettori a New York è indubbiamente la Strand Bookstore: enorme, fornitissima, ha l’atmosfera accogliente di una biblioteca e un tocco personale dato dalla cordialità del commessi e dagli espositori con i consigli di lettura direttamente da altri lettori. E’ praticamente impossibile comprare un libro non scontato almeno del 10% ed è possibile vendere i libri come al Libraccio. E se non vi ho ancora convinto, oltre a un catalogo infinito, la Strand offre anche scaffali e scaffali di oggettini inutilissimi ma assolutamente indispensabili come borse di stoffa, quadernini di tutte le forme e colori, tazze e segnalibri. Inutile dirvi che ho comprato quattro romanzi (che vi presenterò a breve) e una shopper di tela.

bookstore-280x373   9111238208.1.zoomsb2

strand_books

sb1  sbhjk

Tre motivi per amare Brooklyn:

Breve premessa:

Spesso un viaggio a New York viene ridotto ad un semplice giro turistico di Manhattan, scartando gli altri quartieri perché definiti ”pericolosi” da amici, guide turistiche e addirittura dai newyorkesi stessi. Infatti, uno dei primi sconosciuti che ho fermato per chiedere informazioni si è rivelato un italo-americano simpaticissimo con qualche problema di fiducia nei confronti di tutto ciò che superasse i confini di Manhattan: ‘‘Quando vado a Brooklyn, se proprio devo andarci, affitto una macchina piuttosto che prendere la metropolitana. Non è per niente sicuro!’‘, mi ha detto, aggiungendo che affittare un macchina significa spendere 100 dollari piuttosto che spenderne un paio per la metropolitana. A questo punto mi aspettavo che tirasse fuori un orologio da taschino e chiamasse una carrozza, dimostrandosi il più antiquato newyorkese di sempre. Le sue convinzioni apocalittiche mi hanno solamente impedito di visitare Harlem, mentre un giretto a Brooklyn e nel Queens me lo sono concesso e, come vedete, sono tornata viva e vegeta nonostante stia probabilmente covando qualche terribile malattia perché si vocifera che nella metropolitana di New York (che sì, ho preso senza alcuna paura e si è dimostrato un mezzo sicuro – sporco ma sicuro) vivano indisturbati una gamma di batteri inimmaginabile (qui per l’articolo originale).

 

11328784_1135986236415263_1085445092_n

Sotto le antiche spoglie di una farmacia quasi centenaria si cela un locale delizioso che vale tutti i kg che vi farà prendere. Sto parlando della Brooklyn Farmacy & Soda Fountain, una ”pasticceria” specializzata nelle bevande a base di soda ma che si distingue anche per i suoi giganteschi milkshakes e inimitabili sundaes (ovvero coppe di gelato). La storia di questo locale è lunghissima e assolutamente originale: nasce come autentica farmacia nel 1920 e subito diventa un punto d’incontro nel quartiere grazie alla ”fontana di soda” che vi si trova all’interno, dato che all’epoca la soda era ciò che per noi oggi è l’ aspirina, ovvero un rimedio generico a tutti i mali fisici (in particolare la soda era ”raccomandata” in caso di forte mal di testa o affaticamento); costretta a chiudere verso la metà del secolo, nel 2010 riapre i battenti mantenendo gli ambienti e i mobili originali, trasformandosi magicamente in una pasticceria decorata da scaffali e cassetti di legno scuro, oggettini strani, flaconi e rubriche e una rilassante atmosfera anni ’50 – come se il tempo non fosse mai trascorso.

 

11348899_1135986246415262_1713296277_n

Egg cream e Caramel Sundae. Costo totale: 1,3 kg sui fianchi ed un orgasmo delle papille.

Vi consiglio di provare la Egg Cream, una bevanda che, a scanso di equivoci, non contiene nè uova nè panna: si tratta invece di un miscuglio di soda, latte e ingredienti a vostra scelta (la mia era alla vaniglia), una serie di abbinamenti che a prima vista potrebbero sembrarvi assurda ma che saranno invece una frizzante sorpresa per il vostro palato.

 

 

 

 

 

Sconosciuta alla maggior parte dei brooklynesi doc (quindi ancora più originale ed interessante), la Mosaic House di Boherum Hill è una piccola opera d’arte in mezzo ad un normalissimo quartiere residenziale. A spezzare la monotonia delle brownstones basta un guizzo di colore ma soprattutto un lampo di genio creativo: la facciata di una casa diventa un mosaico composto da bottoni, perline, pezzi di vetro, decorazioni natalizie, paccottiglia e biglie. L’autrice, Susan Gardner, iniziò ad abbellire la sua casa nel 2001 in seguito al disastro nazionale delle Torri Gemelle per portare un po’ di gioia nella sua vita e in quella dei vicini. A poco a poco e con il sostegno di quest’ultimi, la facciata si è riempita di disegni e scritte tra cui ‘ celebrate love‘ e ‘celebrate life‘. L’indirizzo preciso è 108, Wyckoff Street e qui potete vedere Susan in persona (non sembra anche a voi che abbia il classico volto della zia buona ma un po’ svitata, un miscuglio tra Meryl Streep ed Helena Boham Carter?)

DSC_1129

 

11329710_1135986309748589_513604581_n

 

DSC_1131

 

Infine, ecco un ristorantino molto hipster con una marcia in più: Northern Territory è un ristopub con una bellissima terrazza, decisamente più economica di quelle dei grandi hotel di Manhattan. Il cibo è delizioso, il personale giovane e gentile e la clientela non è altro che un assaggio del vero spirito del posto: bizzarro ma festoso ed accogliente.

(Breve parentesi personale: ero lì per festeggiare il mio compleanno e una ragazza seduta con i suoi amici al tavolo accanto si è offerta di fare una foto-ricordo a me e alla mia famiglia. Dopo aver scoperto che stavo festeggiando, mi ha battuto il cinque e mi ha consigliato di vivere  a fondo questo periodo decisamente speciale della mia vita. E’ stato un momento davvero bizzarro e bello allo stesso tempo perchè si tratta di un consiglio doppiamente inaspettato dato che arrivava da una sconosciuta venticinquenne.)

DSC_1010DSC_1001

DSC_1008

Oltre a Brooklyn vi consiglio di visitare il Queens per i ristoranti greci e soprattutto di cucina latinoamericana, SoHo per lo shopping (è lì che troverete il gigantesco store della Converse e quello della Levi’s) e per la straordinaria bellezza architettonica ed infine Chinatown: è l’unico posto in cui mangerete bene con pochi dollari, dato che mangiare a New York è carissimo.

11349813_1135986376415249_2067475094_n

Gamberi giganti a Chinatown.

11355584_1135986366415250_1911372105_n

Il bubble tea è una bevanda molto in voga a New York, soprattutto tra i bambini perchè le ”bolle” di tapioca hanno una consistenza morbida, gelatinosa e sono divertentissime da aspirare con la cannuccia (anche se dopo un po’ ho avuto l’impressione di star masticando le uova dei fratelli di Nemo).

 

P.S. : scrivere questo post è stata una vera e propria impresa, un parto plurigemellare con un travaglio durato quasi una settimana. Spero che sia utile e divertente e soprattutto che non mi venga mai più la malsana idea di scrivere un post di oltre duemila parole. Mai più.

3 pensieri su “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì.

Lascia un commento