La banalità del bene

tumblr_nfkpmq4arT1rtnso6o1_400Ogni volta che vedo un biglietto d’auguri, penso a (500) Giorni insieme e alla scena in cui Tom (ovvero Joseph Gordon-Levitt) viene convocato dal direttore dell’azienda per cui lavora e gli viene fatto notare che il suo rendimento è in calo: la sua ultima creazione è stata un biglietto per San Valentino che dice ‘le rose sono rosse, le viole sono viola, vaffanculo troia!’. Tom si è appena lasciato con Sole (Zooey Deschanel, quella di New Girl) ed è talmente disperato che, qualche settimana dopo, decide di lasciare il suo posto di lavoro durante una riunione con i suoi colleghi. La sua uscita di scena è accompagnata con un discorso epico: ‘’Sono tutte bugie, siamo dei bugiardi, anche lei. Perché la gente compra i nostri prodotti? Non perché vuole dire quello che prova, ciò che la spinge a comprarli è che non riesce a dire quello che prova o ha timore di farlo. Il nostro lavoro consiste nel toglierla dall’imbarazzo; ma io vi dico che è ora di dire basta. Guardiamo l’America negli occhi o almeno lasciamo che si esprima con parole sue. Ci state? Insomma, guardate. “Congratulazioni ai neo genitori”, perfetto, e se fosse “Congratulazione ai neo sepolti vivi, addio bisbocce, per voi è finita”? Prendiamo questo, con tanti cuoricini, so già dove vuole andare a parere, sì: “Un buon san valentino dal tuo principe azzurro… con infinito amore”. Ditemi voi se non è un imbroglio. (…) Facciamo un lavoro sporco: noi impediamo alla gente di dire quello che prova, quello che prova davvero, non gli sciocchi stereotipi che qualche furbastro gli ha messo in bocca. Parole come ad esempio “amore” che non significano niente. ’’

Per San Valentino, quest’anno, l’azienda produttrice di cartoline d’auguri Hallmark ha deciso di sorprendere tutti con l’iniziativa PutYourHeartToPaper: si tratta una serie di video in cui coppie di innamorati vengono sfidati a descrivere ciò che provano l’uno per l’altro/a senza usare le parole ‘Ti amo’. Il risultato? Sette video commoventi che potete vedere qui ed una riflessione.

Probabilmente, milioni di anni fa, un cavernicolo innamorato avrà grugnito per la prima volta alla sua amante cavernicola una specie di ‘sono felice con te perché mi togli i pidocchi la sera’ e di ‘che bello quando siamo da soli nella nostra caverna al caldo’ e l’ha condensato in una grezza dichiarazione d’amore: il primo vero ti amo della storia. Ed è da quel momento che tutti ci nascondiamo dietro di lui. E’ passato tantissimo tempo, forse troppo, e quelle due paroline continuano ad essere un caposaldo nelle relazioni amorose: un rito di passaggio che diventa un’abitudine, un saluto, una frase fatta. E dire che noi umani siamo abbastanza creativi, grandi inventori di parole (per esempio, ceropeduncolo: la parte finale del laccio delle scarpe da ginnastica, il cosino plastificato. E ce n’era bisogno?) eppure di sinonimi non siamo capaci di trovarne. La verità è che siamo pigri e timidi e che quelle due paroline ci fanno comodo: riassumono un intero universo di gesti, sensazioni, pensieri che fatichiamo ad esprimere e quindi cerchiamo di risparmiare fiato. Il fatto è che il ti amo è spesso un eufemismo, una semplificazione indelicata, un’approssimazione dei sentimenti, purtroppo per difetto. Ed è davvero questo che conta in amore? Costringere un intero ecosistema di felicità in due suoni strozzati? Probabilmente no. Ecco perché dovremmo evolverci nel senso letterale della parola, e provare nuove strade, meno circoscritte, per esprimerci. Accettiamo la sfida lanciata da questa commerciale ma intelligentissima trovata pubblicitaria e troviamo nuove parole per esprimere il sentimento più antico e banale del mondo: l’amore.

Cinquanta sfumature di puoi-leggere-di-meglio

vincentcassel Sono intorno a noi, ci assediano. E no, non sto parlando dei militanti dell’Isis (a istigare la psicosi generale ci pensa già Studio Aperto), ma di quelli che affermano con una certa ostinazione ‘A me Cinquanta sfumature di grigio è piaciuto tantissimo!’ e attendono con ansia l’uscita del film, prevista in questi giorni. Lo scandalo legato al trailer e alle interviste rilasciate dai due attori protagonisti è stata l’occasione perfetta per farmi riflettere sul successo di questa trilogia che ha riportato alla luce la letteratura erotica. Ultimamente e soprattutto in formato e-book, si trovano romanzi alla miserissima cifra di cinquanta centesimi o poco più intitolati: Usami, torturami, aprimi come una cozza e passami come lo Swiffer negli angoli polverosi di casa tua. (Forse il prezzo potrebbe essere un campanellino d’allarme, la ragione evidente per cui un libro che ti viene praticamente lanciato dietro non sia poi una gran opera d’arte. Ma ultimamente cerchiamo di risparmiare su tutto, e la cultura ne risente in quanto parte della società.)

Ho letto un sacco di commenti su Internet a proposito (perché sono essenzialmente masochista, lo ammetto) e quello che mi ha colpito di più difendeva la trilogia dicendo che ‘anche nel passato, opere che noi oggi riteniamo eccezionali e studiamo come classici della letteratura, sono stati criticati aspramente e non compresi’. Mi rifiuto di credere che la nostra debba essere ricordata come la generazione di 50 sfumature di Grigio quando in giro ci sono romanzi ben più interessanti che vengono declassati e snobbati dall’editoria. Ma oltre alla pubblicità ossessiva, dietro al successo del romanzo c’è di più: c’è il gusto di leggere qualcosa di proibito, di sfidare il Tribunale della Santa Inquisizione del Giudizio Altrui ed il fatto che questo genere sia particolarmente apprezzato dalle donne, specialmente di mezz’età è, a mio avviso, indice di una presa di posizione ben precisa: la voglia di sfidare una società bigotta, che si auto-impone dei paraocchi per distogliere lo sguardo da ciò che è da considerarsi strano, diverso, perverso. Peccato che questa sfida venga lanciata attraverso un libro che si fa fatica a definire libro, in quanto ha tutti i caratteri della fanfiction, ovvero delle storie o saghe scritte per divertimento su siti internet da scrittori in erba (con tutto il rispetto per certe fanfiction che non meriterebbero di rimanere rinchiuse nell’angolo più remoto di Internet!): personaggi stereotipati, stile sciatto che sfiora la banalità e dialoghi surreali, tipici appunto dello stile dello scrittore amatoriale e non di un bestseller planetario. Infatti, non tutti sanno che il libro nasce come fanfiction di Twilight, e purtroppo non si è mai evoluto in vero romanzo: Anastasia Steele è il prototipo della bellissima-ma-ingenua ragazza (quella che prenderesti a schiaffi perché si lamenta dei suoi capelli ingestibili quando non ha un brufolo dal lontano 1994) e la sua tenebrosa metà è Christian Grey, un ricchissimo manager che sviluppa il piacere verso trasgressione in seguito ad un trauma infantile. (Tra l’altro, è altamente improbabile che in seguito ad un trauma – che si tratti dell’abbandono o di un lutto improvviso- si sviluppi la tendenza al sadomasochismo e altre pratiche sessuali estreme: la maggioranza delle persone ha delle preferenze sessuali innate, assolutamente soggettive e naturali, ed il fatto di ricorrere ad una spiegazione per il suo comportamento non fa che diminuirne la credibilità come personaggio letterario.). Ad aumentare le mie perplessità si aggiunge il fatto che lei passa da essere una verginella castissima (L’hanno rinchiusa nella torre più alta del castello più remoto , come nelle favole?) a un’intrepida sottomessa, in un batter d’occhio : cosa fa l’amor, eh?

 
Il punto di forza del romanzo è quindi l’accessibilità: ben pubblicizzato, ben esposto nelle librerie e soprattutto, di immediata comprensione poiché la trama è essenzialmente semplice e lineare. Vi sono però, altri libri, a molte persone sconosciuti perché  non appaiono nel reparto Novità delle librerie: prima che E.L. James decidesse di mettersi all’opera, molti grandi autori hanno scritto di letteratura erotica e a dei livelli che vanno ben oltre il ‘’Io non faccio l’amore, fotto senza pietà’’ (come disse Mr. Grey ad Anastasia). Alcuni esempi potrebbero essere Lolita di Nabokov oppure La venere in pelliccia di Von Sacher-Masoch, oltre a gran parte della letteratura francese del XVIII secolo (Justine, ovvero le disgrazie della virtù del Marchese De Sade e Le relazioni pericolose di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos) e della letteratura greco-romana (Saffo, Catullo,Properzio, Tibullo e Ovidio). Per quanto riguarda la letteratura del Novecento, i migliori titoli sono Il delta di Venere di Anaïs Nin, L’amante di Marguerite Duras, Emmanuelle di Emmanuelle Arsan, Tropico del Cancro di Henry Miller, L’amante Lady Chatterly di D.H. Lawrence e Le età di Lulù di Almudena Grandes: tutti grandi romanzi che però nessuno si scomoda mai a leggere, attratto dai bestseller e dalle copertine ingannevoli.

 
E se non sono ancora riuscita a convincervi a rottamare la vostra copia di 50 sfumature di Grigio e leggere qualcosa di scritto decentemente, ecco il colpo di grazia: forse non tutti sanno che intorno all’anno Mille, il filosofo e teologo più importante del tempo, Abelardo, s’innamorò della sua studentessa, Eloisa, ed il loro amore fu uno dei più passionali (in pieno Medio Evo, sottolineo)  di tutti i tempi. Si scrissero lettere che, in confronto, 50 sfumature è la Pimpa. Ecco un esempio:

Certo rammenti a quale lascivia ci abbandonammo nel canto del refettorio, unico sito onde si potea dar sfogo alle nostre brame, il dì che in gran segreto venni a visitarti nel monastero di Argenteuil. Le smodatezze che la nostra inverecondia scatenò senza rispettare quel rifugio dedicato alla Vergine.

Certo rammenti le follie vergognose, gli atti impuri, che precedettero i nostri sponsali, e il dì che ti portai al mio paese. Io t’avevo già ingravidata e per fuggire t’eri vestita da monaca, t’eri beffata dei santi panni che ora indossi.

Certo rammenti a quale turpe schiavitù la mia sfrenata passione aveva asservito i nostri corpi. Non vi era niuna forma di decenza, niun rispetto di Dio, che m’impedisse di rotolare in quel pantano. Se tu cercavi di dissuadermi, ti opponevi, per forzar la tua volontà io ricorrea anco alle minacce e alle percosse.

La letteratura erotica quindi dovrebbe essere sicuramente parte della narrativa contemporanea come genere al pari dei thriller o dei gialli, a patto di essere scritta meglio di una copia di Twilight in chiave Harmony.

L’Italia, il più straordinario luogo comune

Diciamo la verità: a noi italiani piace lamentarci. Se ci fossero delle ricerche scientifiche a riguardo, so che saremmo sul podio, pisciando champagne sugli altri. Ci piace piangerci addosso, autodefinirci mammoni, corrotti, scansafatiche, lenti e ignoranti. Ci piace dire che le cose vanno male, la vita è dura, che la crisi ci distrugge, i politici non fanno mai niente, che siamo la nazione peggiore del mondo. Tutto ciò è impossibile da negare: dal 2008, la crisi ci ha messo in ginocchio e l’economia ci ha girato le spalle come una bimba capricciosa. Eppure.

Eppure, in tutto questo coro di lamenti, una voce si è alzata. Al Summit Internazionale di Davos di qualche giorno fa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato un breve video intitolato ‘’Italy, the most extraordinary commonplace’’, letteralmente: L’Italia, il più straordinario luogo comune. Senza rovinarvi i quasi tre minuti di commovente semplicità del video, si tratta di una sfilza di luoghi comuni sfatati da percentuali e dati. Una carrellata di banalità rovesciate dalla pura e incredibile realtà: qualcosa di buono lo sappiamo fare anche noi.

Vorrei tornare un attimo sul titolo del video, che contiene un concetto molto importante: quello di luogo comune, eterno sinonimo di banalità che si sposa bene con il pregiudizio. Noi italiani spesso ci sguazziamo dentro, nei pregiudizi, quasi orgogliosi dei nostri difetti. Ci piace ironizzare, prendere alla leggera ogni notizia sgradevole per allontanare quel retrogusto amaro di eterna sconfitta contro il resto del mondo. Siamo sempre lì, ad allungare lo sguardo sui compiti in classe della Germania, pruriginosamente invidiosi del loro successo, mentre ci dimentichiamo che, sotto il naso, abbiamo la maggior parte del patrimonio Unesco. E anche se lo sembra, il mio non vuole essere un inno nazionalistico sempliciotto, un’ode alla pizza e alla Cappella Sistina ma una critica costruttiva: Basta essere fieri dei nostri difetti. Basta accettare un’immagine distorta della nostra nazione, una caricatura che non si rifà alla maggior parte delle persone che conosco, basta sorridere amaramente alla solita sentenza: ‘’Italiano? Aaah, pizza e mafia!’’.

Sappiamo fare molto di più, e questo video ne è una prova.

Zerocalcare e l’umanità che si nasconde nell’attualità

Ogni volta che scopro qualcosa di nuovo (un libro, un film, una serie tv) vengo presa da una specie di frenesia febbrile, quella voglia di far conoscere agli altri la mia scoperta. Suppongo che sia un problema generazionale, questa voglia di ”condividere” un’idea come se fosse un post su Facebook, ma ho deciso di definirla, un po’ anacronisticamente, come una specie di analogia del celebre mito della caverna di Platone. Ogni volta che una novità s’insinua nella mia vita, io non posso fare altro che uscire dalla mia caverna e strillare al mondo la mia nuova scoperta.

Il problema è che in genere, il mondo se ne frega di te e delle tue scoperte, tutto preso dal registrare video idioti su Dubsmash e insultare la gente che porta i risvoltini con la stessa cattiveria con cui si dovrebbero condannare l’omofobia e il razzismo. Per combattere quest’indifferenza generale, eccomi fare una forsennata propaganda tra amici e parenti, della serie che arrivo perfino ad accompagnare le mie amiche al cinema perché DEVONO VEDERE QUEL FILM STUPENDO, tenendole maternamente per mano. L’altro giorno ho esordito dicendo ‘Papà, ho dei compiti a casa per te!’ e gli ho sbattuto sul comodino una pila di libri e giornali.

Al di là della mia piccola psicosi, il vero obiettivo di questo post è far conoscere Zerocalcare, un fumettista emergente, italianissimo e simpaticissimo. E si non vi fidate dei miei superlativi, ecco come gli piace definirsi: Zc, giovane e promettente talento capitolino, infrocia violentemente con il mondo del lavoro salariato. Preso atto dell’incompatibilità anche a breve termine (figuriamoci a lungo) con questa dimensione, il Nostro si prodiga nella ricerca di loschi sotterfugi per svoltare da vivere. Come si fa a non volergli già bene?

internazcLa mia esperienza in campo di fumetti è scarsa e sporadica: l’estate passata  a saccheggiare le edicole per trovare tutti i numeri possibili e immaginabili di Topolino per sfuggire alla noia, l’inverno a digiuno di fumetti. Mi accorgo quindi di non essere un’esperta in materia, ma non credo che si sia sempre bisogno di essere Vittorio Sgarbi per poter dare un giudizio su qualcosa. Eccomi quindi qui a professare le meravigliose opere di Zerocalcare, grazie anche al reportage uscito sull’Internazionale di Venerdì scorso sulla sua esperienza a Kobane, centro del conflitto tra la popolazione curda e l’ISIS: non il solito reportage sull’attualità che sembra scritto in arabo antico talmente è complesso ma una descrizione semplice ma non banale della sue esperienza come aiuto sul campo. Assolutamente informale, colloquiale, l’attualità trattata con l’umanità che si merita. Una visione che aiuta il lettore ad empatizzare con la situazione sul confine turco-siriano, spesso visita come una piccola guerra tra i migliaia di conflitti che costellano il mondo, troppo lontana dalla nostra quotidianità per scalfirci. Un fumetto divertente ma impegnato che è solo una piccola parte della produzione di Zerocalcare che ha già pubblicato 4 graphic novel ed una raccolta, tiene un blog che aggiorna con anticipazioni e fumetti inediti e scrive – o meglio, disegna- per Wired.it

Tranquilli se non siete riusciti a trovare l’Internazionale questa settimana: va in ristampa questo venerdì grazie a lui. Se dopo tutte queste parole non sono ancora riuscita a convincervi, lasciate almeno che vi accompagni in edicola a comprarne una copia.

5 buoni motivi per dare a The Imitation game almeno un Oscar

O un Golden Globe, il Premio della Giuria di Cannes, un Telegatto. Anche un Tapiro d’oro andrebbe bene.

the_imitation_game_a_pNonostante l’ansia di non riuscire a prendere i biglietti in tempo (sabato sera, solo 45 biglietti rimasti, io e l’ansia a braccetto) e il giudizio del mio vicino di poltrona (ha dormito per metà del film –anche russando leggermente nei momenti di massima tensione), sono riuscita a vedere The Imitation Game. Sapevo che mi sarebbe piaciuto dal trailer che avevo adocchiato da tempo, ma non mi aspettavo che fosse effettivamente così bello. Ecco cinque motivi per cui vale davvero la pena di vederlo:

5. Colonna sonora

21 brani, 51 minuti di bellezza. Questa è la soundtrack composta da Alexandre Desplat, già premiato per le colonne sonore di Il curioso caso di Benjamin Button, Il discorso del re e Argo. Rilassante e delicata, perfetta per accompagnare la risoluzione di cruciverba (poi mi capirete, ve lo assicuro.)

4. L’Enigma

The Imitation game è principalmente un thriller storico-biografico, ma anche un storia d’amore e di non-amore, la vita di uno scienziato fenomenale e di un uomo sensibilissimo, raccontata dalla sua adolescenza tra carote e piselli (nessun doppio senso, lo giuro!) alla sua commovente fine. Alan Turing, il protagonista, è un matematico e crittoanalista incaricato di risolvere il codice Enigma, utilizzato per comunicare dai nazisti. Dopo un travagliato colloquio, si trova a collaborare con altri scienziati e linguisti, non senza opportune difficoltà legate al suo carattere iper-razionale ed alla singolare mancanza di comprensione del sarcasmo (in questo ricorda vagamente Sheldon Cooper di The Big Bang Theory, ho notato). L’operazione Enigma è un fatto storico realmente accaduto, un’operazione militare che la Regina Elisabetta ha deciso di rendere pubblico nel 2013 dando una particolare riconoscenza allo scienziato. Enigma ebbe ripercussioni sociali immediate – si dice che accorciò la guerra di due o tre anni- ed anche a lungo termine: la macchina di decrittazione inventata da Turing è infatti alla base dei computer odierni.

3. Una storia vera

La pellicola è l’adattamento cinematografico della biografia Alan Turing, pubblicata dopo l’uscita del film anche col titolo ‘’Alan Turing. Storia di un enigma’’, scritta da Andrew Hodges. La vicenda però non si limita a questo ed abbraccia una moltitudine di tematiche importanti: dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale e le metropolitane londinesi gremite di persone durante i raid aerei tedeschi fino alla condizione femminile ancora arretrata (geniale la prima scena di Keira Knightley che rischia di essere spedita a lavorare come segretaria), passando anche per un argomento scottante: l’omosessualità. La fine del film svela la triste realtà sociale dell’epoca e l’esempio di un uomo sfruttato dal governo per le sue doti e poi calpestato per la sua vera natura e sensibilità.

2. Keira Knightley

C’è poco da fare con Keira Knightley: o la si ama, o la si odia. A me, personalmente, piace moltissimo sia come attrice ( un altro film recente è Begin Again – commedia musicale simpatica dal titolo storpiato in italiano in Tutto può cambiare) che come donna per il suo stile. Nella pellicola interpreta Joan Clarke, una donna intelligentissima reclutata attraverso un comune cruciverba sulle pagine di un quotidiano. Intelligente, forse un po’ ingenua ma in tutti i casi risoluta, è un personaggio divertente e arguto che dà un tocco femminile alla storia.

1. Benedict Cumberbatch

Un’ interpretazione magistrale. Abituati a vederlo nei panni dell’intelligentone di turno (vedi Sherlock ), questa volta ci sorprende con doti intellettuali e fisiche (le scene di corsa nei campi in pantaloncini, che bei momenti.. ) ancora superiori. Irriverente, ambizioso ma fragile, è il caso di una perfetta simbiosi tra attore e personaggio. Vorrei dire di più ma ho paura di spoilerare troppi dettagli del film quindi  vi lascio con una curiosità: Benedict Cumberbatch e Alan Turing sono imparentati nella vita reale. Secondo il sito Ancestry, i due sono cugini di 17° grado con relazioni familiari risalenti al 14° secolo.

dispoilerare troppi dettagli del film quindi vi lascio con una curiosità: Benedict Cumberbatch e Alan Turing sono imparentati nella vita reale. Secondo il sito Ancestry, i due sono cugini di 17° grado con relazioni familiari risalenti al 14° secolo.

Jólabókaflóð: il Natale dei lettori

art1Il Natale è sempre un periodo traumatico per i lettori. Parenti e amici tentano ingenuamente di farti il regalo perfetto scegliendo il primo libro che capita sotto i loro occhi, fiduciosi del fatto che tu sei un lettore e quindi apprezzerai la loro scelta, qualsiasi essa sia. La catastrofe più grande è annunciata da un grazioso pacchetto dalla forma rettangolare che di solito delude le aspettative rivelandosi l’ultima trovata commerciale, caldamente consigliata da uno sprovvedutissimo commesso della Feltrinelli.

Come salvare il Natale di un lettore? Come evitare la pietosa pantomima dei ringraziamenti più falsi dei panettoni cinesi? La soluzione si trova nella più insospettabile delle nazioni: L’Islanda.

Oltre ad essere la nazione dei vulcani, delle città impronunciabili (Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch, per esempio) e i Sigur Ros, l’Islanda nasconde una qualità nascosta: è la nazione dove si producono la maggior quantità di libri pro capite nel mondo ed il 60/70% di essi è pubblicato nel periodo natalizio.
Questo particolare fenomeno è detto ’ Jólabókaflóð’ che si traduce letteralmente come ‘inondazione di libri’, una tradizione che risale al periodo di austerità che seguì la fine della Seconda Guerra Mondiale in cui le importazioni erano severamente tassate- fatta eccezione per la carta. Ecco come un libro si è trasformato nel regalo perfetto, anche a livello economico.
Oggi, la tradizione si mantiene viva grazie agli 800 titoli pubblicati approssimativamente tra i mesi di Novembre e Dicembre e grazie alle case editrici che producono degli speciali cataloghi natalizi che ogni famiglia riceve gratuitamente a casa. Questi cataloghi sono detti bókatíðindi ed ogni copia contiene circa il 90% dei libri pubblicati ogni anno.

In Islanda, gli scrittori sono ben rispettati ( e pagati!) e scrivono di tutto: saghe, poesie, libri per bambini, narrativa e perfino libri erotici- ma i libri più venduti sono i thriller.
Solvi Bjorn Siggurdsson, scrittore islandese, crede che gli scrittori debbano molto al passato: ‘’ Siamo una nazione di cantastorie. Quando era buio e faceva freddo, non avevamo nient’altro da fare e grazie alle saghe medievali e alle leggende popolari, siamo vissuti circondati da storie.’’ Dopo l’indipendenza dalla Danimarca nel 1944, la letteratura aiutò la nazione a definire la sua identità e successivamente essa è diventata una fonte di orgoglio nazionale.

Immaginate quindi di ricevere una montagna di libri in regalo e passare il resto della nottata di Natale leggendoli: suona bene, no?